Rileggevo i primi pensieri postati in questo blog e ho trovato tanti orrori di punteggiatura e di sintassi, quasi da rischiare un infarto per una laureanda in Lettere.
Il fatto è che l'ipad è estremamente comodo e stancante al tempo stesso: è vero, lo puoi usare ovunque ed è leggero ed intuitivo, però se ami scrivere ti succhia le energie ottiche e mentali.
La sua tecnologia interrompe spesso il flusso di pensieri, aggiunge quel retrogusto artificiale ad una pratica che è estremamente emozionale e che riesco a preservare a malapena quando uso il laptop nell' intimità della mia stanza.
Quindi, almeno per questa vacanza, viva i refusi e le virgole di troppo :)
Questi ultimi giorni abbiamo abbandonato il verde dei Parchi e il nostro sguardo è ormai abituato a montagne rocciose di zinco, ferro e rame che poggiano sulla terra rossa e cocente.
Lo Utah è lo Stato dei Mormoni, almeno così dice la Routard e il "Book of Mormons" al posto della Bibbia nei motel; ma io, in giro, di mormoni non ne ho visti, anzi.. qui sono tutti italiani, ricconi del Nord che ti parlano con il loro accento milanese o veneto e ti guardano storto se dici che alloggi al Motel 6 (la Ryanair nel campo della sistemazione, poche pretese e "pochi" dollari a notte).
Nello Utah visitiamo Arches, Riserva naturale dove si possono ammirare archi di roccia rossa e scorci che non hanno nulla da invidiare al Grand Canyon.
La zona di Canyonlands, infatti, è stata fonte di ispirazione per molti registi del secolo scorso ed è divertente ritrovare paesaggi di films che abbiamo visto e amato: al Red Cliff's Lodge visitiamo il Museo del Cinema "western", e oltre alla foto con un sagomato John Wayne, mi faccio immortalare davanti alla sezione dedicata a "Ritorno al Futuro III", che Zemeckis ha girato qui (e questo vale anche per Forrest Gump e altri films come Mission Impossible e Thelma&Louise).
Le montagne rocciose e i colori che le contraddistinguono sono affascinanti, peccato per il caldo torrido che non permette di fare passeggiate ma solo di passare con disivoltura dal sedile della nostra Kia Sedona ai 40 gradi del deserto..venti minuti al massimo di tour, fotografie, pensieri lasciati a metà e subito ho bisogno di cercare ombra e acqua (e trascino con me Vale, che è chiarissima di carnagione, oltre che quasi mamma).
Siamo eccitati all'idea di vedere la Monument Valley, il complesso roccioso ancora abitato dai nativi, gli indiani Navajo.
In ogni punto del Parco ci sono frasi suggestive relative alla sacralità del luogo e musica "da zufolo" ti segue ovunque: inutile dire che di sacro c'è rimasto ben poco, gli Indiani bevono birra come irlandesi e si vendono l'aria a peso d'oro, contrattando e gesticolando da bravi affaristi.
La Monument è...monumentale, alcune foto al magnifico arcobaleno che segue la tempesta (niente metafore, comincia proprio a piovere dopo poco l'inizio del nostro giro) e mangiamo qualcosa, poi torniamo al nostro Motel (indiano e a due piani, a corte, con la scala e ringhiera esterna: sì, proprio come nei telefilm).
Non ci arrendiamo e stamattina ci dirigiamo di nuovo verso la Monument, sperando che non piova: vediamo l'alba che nasce fra le Tre Marie, le formazioni che si vedono anche dalla parking area e che "aprono" il lungo giro turistico della Valle (27 kilometri di buche e sassi).
Col sole deve essere uno spettacolo e le montagne che oggi ci hanno accolto scure e zuppe di pioggia, in realtà devono avere dei colori accesi che sfumano dall'arancio al corallo, ma che noi purtroppo siamo costretti ad immaginare.
Le nuvole ci seguono, ma imperterriti decidiamo di visitare l'Antilope Canyon, in Arizona.
Cambia il fuso, ma noi dormiremo a Kanab, di nuovo nello Utah, quindi lasciamo le lancette un'ora avanti, dato che saremo "indietro" solo per poche ore durante la mattinata.
L'Antelope è un Canyon "al chiuso", un lungo corridoio fra le rocce, che lasciano filtrare dal soffitto sprazzi di luce solare, creando bellissimi colori sulle pareti.
Il Navajo che ci guida ci fa notare tutte le sagome di animali, capi indiani, personaggi famosi che dovremmo individuare nei profili delle rocce.. Dopo George Washington, Cavallo Pazzo e King Kong, mi arrendo nel riuscire a scorgere Sharon Stone in un ammasso confuso di pietre e sinceramente on vedo l'ora di uscire: il posto è meraviglioso e -indovinate?- "sacro" (anche se sono i Navajo i primi ad urlarci dentro e a deturparlo) ma il tutto è commercializzato e gestito, più o meno abusivamente, da nativi.. che di nativo hanno ben poco (basti pensare che, oltre ai 25 dollari del biglietto, paghiamo 6 dollari di parcheggio A PERSONA.. No comment, rimpiango i gentili e simpatici colonizzatori americani).
Ironia a parte, avrei voluto vederli davvero questi nativi, gli abitanti di una terra che difendono ancora e con i mezzi che possono, che vivono di agricoltura e si affidano allo stregone per prevedere il futuro e curare le malattie con erbe magiche.
Il tempo a nostra disposizione è davvero poco, ma mi piacerebbe molto visitare di nuovo l'America ed entrare dentro quelle anse, storie e tradizioni che da turisti non possiamo soffermarci a scoprire: fagocitiamo kilometri e sensazioni, vediamo di tutto un po' e, personalmente, la prendo come un "gettare le basi" per un futuro viaggio negli Usa, mirato ai luoghi che mi sono rimasti dentro in questi giorni.
Ieri sera proprio non ce l'abbiamo fatta a dirigerci verso il Grand Canyon, eravamo troppo stanchi per rimetterci sulla macchina e cambiare di nuovo Stato, quindi rimandiamo il tutto alla mattina dopo.
Ci consoliamo con una cena in pieno stile Happy Days in un localino adorabile nella città di Kanab, che ci fa mangiare bene e concludere con una "Dark chocolate sponge cake" veramente sublime (tortino morbidissimo di cioccolato fondente ripieno di cioccolata fusa, servito con gelato alla vaniglia) e che probabilmente è l'unica cosa veramente tipica che ho assaggiato durante questo viaggio.
Dopo una notte movimentata a causa della radiosveglia del motel che ha suonato due volte nel bel mezzo del sonno senza motivo, e dopo una colazione abbondante e salata, siamo di nuovo in auto, finalmente diretti verso il Grand Canyon.
Abbiamo deciso di raggiungerlo dal North Rim, l'entrata Nord appunto, che tutti ci hanno detto essere meno affollata e turistica del South Rim.
Nel pomeriggio ci muoveremo verso Las Vegas, dove inizieremo un graduale reinserimento nella civiltà e nel caos americano: i luoghi visitati negli ultimi giorni sono stati sicuramente indimenticabili, ma dopo un po' il paesaggio risulta monotono e "castrante", dato che il caldo è asfissiante e non permette di muoverti come vorresti.
Attraverso Repubblica.it apprendiamo la notizia dell'uragano che colpirà NYC fra stasera e domani; oltre alla preoccupazione per la notizia in sé, pensiamo che se avessimo programmato il nostro itinerario di viaggio al contrario, cioè partendo da S.Francisco con arrivo a New York, sarebbe stato davvero un problema.
Qui i tg parlano solo di questo con un misto di fibrillazione e angoscia che sinceramente ha contagiato un po' anche me, nonostante la rassicurante lontananza geografica.
Il sole è alto nel cielo e, mentre lancio lo sguardo oltre il finestrino e vedo alti pioppi scorrere veloci, mi rendo conto che mancano solo sei giorni al rientro.
Quando ho accettato di partecipare a questo viaggio, è stato per me come decidere di prendere parte ad nuovo inizio, qualcosa di veramente grande e importante, una rinascita dopo un anno che mi ha strizzata come un limone.
Come l'Araba Fenice, penso alle incombenze che mi aspettano al rientro, prima fra tutte l'Università.
Sarà dura non svegliarmi con Zio che si fa la barba alle 6 del mattino e con la dolce Francy che mi dice buongiorno, così come mi mancherà viaggiare tutti insieme in macchina, ascoltando musica e rendendomi conto ad ogni kilometro che "Sono in America"!
Questa esperienza mi ha dato la consapevolezza che bisogna comunque "andare" e che la mia vita a Velletri è una parentesi (mamma e papà state tranquilli, mi manca ancora un bel po' per terminare l'Università); non ci sono limiti reali all'azione e al pensiero, ma solo barriere che per noi per primi ci poniamo e quindi possiamo superare meglio di chiunque altro.
Mi piacerebbe che questo pensiero arrivasse fino all'altra parte dell'Oceano, a chi legge queste righe e alle persone che amo, affinchè le paure non possano mai compromettere l'energia con la quale affrontiamo le nostre giornate e costruiamo i nostri desideri. C'è sempre un buon motivo per non accontentarsi.
Non so spiegare perchè, ma una cosa sugli Stati Uniti è proprio vera: è il Paese in cui tutto ti sembra possibile, e dove (anche con un uragano alle porte) ti senti ottimista e fiducioso a prescindere.
E finchè sono qui, credo sia meglio approfittarne.
sono sempre io che sono un'imbranata con il pc.ieri sera con anto commentavamo quanto tu fossi magicamente cambiata: scali le montagne, fai trekking, vai sui grattacieli, prendi l'aereo continuamente e mangi di tutto, ma non è così, stai semplicemente "andando" come dici tu. Le nostre paure (le mie )sono tante, la montagna è alta, ma se ci si prepara bene e non si è soli la si può scalare e la vetta è magnifica. Anche se l'uragano è alle porte niente ti può fermare, perchè tu correrai sicuramente più veloce....mamma è fiera di te e felice perchè hai voluto proprio me come mamma e nessun altro, anche se imbranatissima...sicuramente se lo vorrai ritornerai in America, ma adesso godetevi tutto e guardatelo con gli occhi innocenti e meravigliati di un bambino. E correte........baci baci a tutti voi, ma soprattutto alla mammina (mi raccomando se non ce la fa a correre come voi, prendetela in braccio..)ti amo
RispondiEliminaVerò!! mi sento male per te al solo pensiero che stai scrivendo tutte queste cose con un ipad..è roba da fricchettoni saccentini come l'amica tua Valentina, rimmedia un pc con una tastiera vera corriiiii!
RispondiEliminaCiao vero!
RispondiEliminaNon sai quanto sono felice di leggere queste tue righe. Complimenti, mi piace proprio come scrivi!
Che posti fantastici che stai descrivendo, non sai quanta voglia avrei di essere lì con te...sarebbe bellissimo..
Non so quando tornerai in Italia ma ti auguro che questo tuo viaggio duri il più possbile e sono sicuro che il tuo nuovo "viaggio" che è iniziato dentro di te grazie anche all'America non avrà mai fine. Sarà un "viaggio" perchè ogni cambio e ogni nuova scelta comporta della strada sa fare, ma sono certo che saprai affrontare tutto al massimo.
I tuoi pensieri sono arrivati qui, in questo angolino del nord e ha portato un po' di positività.
:)
Grazie mille Vero,
Tanti tanti bacioni
Riki